DAL BENESSERE DEI CAMPI AL BENESSERE DEI CONSUMATORI

Pubblicata il 13 dicembre 2016

Da oltre venti anni Gennaro Mecca è a capo di un’azienda leader nella salvaguardia e nella produzione biologica di colture autoctone dell’area interna del potentino, in Basilicata. Con dedizione, pazienza e consapevolezza, senza mai cedere ai ritmi e ai tempi della grande distribuzione, è l’agricoltore custode di prodotti che incuriosiscono, per bontà e tradizione, i consumatori. Tra le sue produzioni spiccano il cece nero, il grano lucano Risciola, tre tipologie di farro, la lenticchia di Potenza, a marchio Seminostrani (www.seminostrani.it), varietà dai sapori antichi capaci di adattarsi alla terra, rispettandola.

Intervista a Gennaro Mecca


Come e quando è nata la sua azienda?

Ho trasformato l’azienda zootecnica che ho ereditato, su una superficie di circa trenta ettari, in un’azienda agricola destinata alla produzione di cereali e legumi, a Filiano, non lontano dal capoluogo di regione Potenza. Da oltre venti anni i nostri prodotti sono coltivati in maniera naturale, senza ricorrere alla chimica. Grazie al biologico sto recuperando le varietà autoctone come: la lenticchia di Potenza, annoverata tra le produzioni tipiche e prodotta da pochissimi agricoltori; il cece nero, più ricco di ferro del cece comune; il farro, considerato l’alimento base dei romani; la Carosella e la Risciola, le tipologie di grano della montagna interna del potentino. In questa fase mi limito alla pulitura e al confezionamento dei prodotti. Successivamente vorrei produrre farine, attraverso la molitura in un mulino a pietra ideale per conservare tutte le proprietà nutraceutiche. Inoltre, mi piacerebbe trasformare i legumi in un prodotto semicotto a cottura parziale.

Perché ha scelto il biologico?

È una scelta di sentimento. Parto da un dato: il prodotto che faccio lo devo mangiare io e lo deve mangiare mio figlio. Richiedo quindi un’attenzione estrema al prodotto, così come dedico ascolto a chi lo degusta. Dare alla pianta la capacità di produrre “come natura vuole” è parte della mia storia.

È importante produrre colture autoctone?

Dietro il recupero delle colture autoctone c’è un lavoro di ricerca svolto dai vari enti per la salvaguardia della biodiversità. È un discorso etico, mi sento un agricoltore custode e riesco a preservare i prodotti, a non farli scomparire. I sapori dimenticati generano nei consumatori curiosità e attenzione per l’aspetto salutistico. I prodotti antichi non hanno mai fatto insorgere le allergie che un’agricoltura dai ritmi industriali ha determinato. Le proteine di queste colture poi sono più sane, più digeribili.

Esiste una connessione tra prodotto e territorio?

Il cece nero nasce in tempi antichissimi in Medio Oriente, oggi lo coltiviamo e siamo i leader europei nel bacino tra Basilicata e Puglia. Chi compra il sacchetto da me lo pianta in Lazio, Toscana e Marche. Il seme si adatta, cambiano le rese. Il territorio imprime alle colture le sue specificità con gli odori, quindi i sapori sono diversi da una zona all’altra. 

L’associazionismo tra le aziende agricole genera dei benefici?

Andare direttamente sul mercato, oltre il mercato di prossimità, è indispensabile. Far parte di una rete di aziende agricole permette di superare i confini regionali, di avere uno spaccato sulle nicchie di prodotto. Questi circuiti ci consentono di non produrre come vuole la grande distribuzione. Il biologico ha favorito la commercializzazione, la vendita diretta e aderendo a Campagna Amica (la Fondazione promossa da Coldiretti è il luogo di incontro tra produttori agricoli e consumatori in tre ambiti: vendita diretta, ecostenibilità, agro-turismo) conosco i miei consumatori. Quando parlo con loro cambia la percezione dei prodotti che stanno acquistando, diventano clienti informati.

Prossimi appuntamenti?

L’esperienza che ho avuto partecipando ad Expo mi ha convinto ad avere un rapporto con il mondo delle Fiere di qualità. Certo, in maniera singola è difficile perché non abbiamo la capacità di allontanarci dall’azienda. Credo che un accordo tra produttori, in grado di rappresentare le nostre produzioni in modo itinerante, possa diventare un’occasione estremamente significativa per la remunerazione delle nostre aziende.
 

fonte: origineonline.it